SOTTO L’OCCHIO AMOREVOLE DI DIO
di
Srila B.R.Sridhar Dev Goswami Maharaji

Il Rg Veda mantra dice: om tad visno paramam padam sada pasyanti suraya diviva caksur atatam: i divini piedi del nostro santo Signore sono come il sole sopra le nostre teste.
I Suoi piedi di loto sono come l’occhio vigilante di un grande guardiano sospeso sopra le nostre teste come il sole, e noi viviamo sotto lo sguardo di quell’occhio vigile.
Noi siamo interessati non alla realtà oggettiva, ma a quella soggettiva. Dovremmo sempre cercare di vivere non nella relatività oggettiva, ma in quella soggettiva. Non dovremmo mai pensare: "Sotto i miei piedi ho un terreno stabile sul quale erigermi. Sono grande. Resterò in piedi", bensì dovremmo pensare: "Sopra la mia coscienza c’è una coscienza suprema; l’occhio vigile del guardiano mi guarda sempre. Io vivo sotto lo sguardo di quell’occhio." Il nostro supporto non viene dal basso, ma dall’alto. Lui è il nostro rifugio. Siamo appesi a quel sostanziale mondo superiore nel quale Egli risiede; il nostro supporto si trova lì. Dobbiamo sempre essere coscienti di questo.
Questo è il mantra principale del Rg Veda. Chiunque, prima di svolgere il proprio dovere, dovrebbe pensare alla propria posizione. Siamo stati istruiti da questo verso dei Veda a pensare in questo modo: "Tu sei sotto l’occhio vigile del tuo guardiano, e quel grande occhio è vivente come il sole; il suo sguardo è proprio come quello del sole che è sopra la tua testa. Come una luce che può passare attraverso e vedere qualunque cosa dentro di te, il Suo sguardo penetrante è sopra di te." Capendo in questo modo qual è la nostra identità, dovremmo avvicinarci al nostro dovere. Non veniamo mai incoraggiati a pensare che siamo situati fermamente qui sulla solida terra, e che, forti della nostra posizione, indipendenti dalla Sua grazia, possiamo svolgere il nostro dharma.
In verità, nella nostra relazione soggettiva con la divinità, siamo proprio come i raggi del sole. Dove Si trovano i raggi del sole? Si trovano sul sole, quella è la loro sorgente. Allo stesso modo, dovremmo pensare che il nostro posto sia nel reame della divinità; noi siamo innumerevoli particelle di coscienza, e la nostra posizione, la nostra terra natale, è quell’area cosciente. Coscienza di Dio significa coscienza di Krishna. Noi siamo coscienza e siamo fatti per la coscienza di Krishna: questa è la nostra relazione. Dovremmo essere sempre coscienti di questo fatto. Siamo connessi con la coscienza di Krishna. Siamo membri del mondo cosciente di Krishna. E siamo venuti a girovagare nella terra straniera della coscienza materiale, nel concetto erroneo mayika, pensando che siamo unità di questo mondo materiale, ma non è così.
Noi siamo unità del mondo cosciente, del mondo cosciente di Krishna, e in qualche modo siamo venuti all’interno di questa concezione materiale dell’esistenza, del mondo di materia. La materia è ciò che possiamo sfruttare, il lato oggettivo della realtà, mentre il lato soggettivo è l’elemento che dovremmo riverire. La nostra relazione con il soggettivo è una relazione di riverenza e devozione per l’entità più elevata, e non una relazione di sfruttamento o godimento. Il vero godimento, il godimento divino, viene dal servizio, non dallo sfruttamento.
Dobbiamo comprendere tutti questi principi basilari. Una volta Bhaktivedanta Swami Maharaj mi fece notare come gli ingegneri di New York, nonostante abbiano costruito così tanti grattacieli che dureranno per ere, non si preoccupino mai di quanto tempo dureranno i loro corpi. I loro edifici dureranno per molto, molto tempo. Ma coloro che andranno a vivere in questi edifici hanno scordato quanto dureranno i loro corpi. In questo modo le persone sono molto occupate nel lato oggettivo, ma tralasciano il valore del lato soggettivo. La loro preoccupazione riguarda gli oggetti, e non colui che li deve usare. Pensano che per colui che utilizza il mondo oggettivo non sia necessario coltivare l’aspetto soggettivo. In questo modo danno tutta l’importanza al lato oggettivo, trascurando completamente il lato soggettivo.

RAGGI COSCIENTI

La nostra vera posizione è come quella dei raggi del sole. Un raggio di sole tocca la terra. Dov’è la sua casa? Un raggio di sole arriva nel nostro piano e tocca le colline e l’acqua, ma quale dovrebbe essere ritenuta casa sua? Necessariamente il sole e non la terra che tocca. La nostra posizione è simile. In quanto raggi di coscienza, non apparteniamo al mondo materiale, ma al mondo cosciente. La connessione con la nostra casa si trova lì: nel sole, nel sole spirituale.
Ci viene consigliato dai Veda di considerare: "Nonostante tu sia stato gettato in un buco di questa terra, la tua terra natale rimane ancora il sole cosciente. Tu sei emanato da lì, sei sostenuto da lì, e il tuo futuro è lì. Devi concepire la realtà in questo modo. Poiché tu sei cosciente, la tua casa è la sorgente della coscienza. Che tu sia un uccello o un animale, o che tu sia in una montagna, nella terra o nell’acqua: ovunque tu sia, qualunque posizione tu detenga, la tua sorgente è nella coscienza, nell’essere. La tua sorgente è nella coscienza proprio come i raggi di luce hanno la loro casa nel sole."
I Veda ci dicono: "Tu non sei figlio di questa terra. Puoi essere prigioniero qui, ma questa non è casa tua; questa è una terra straniera. Tutte le tue speranze e prospettive possono venire soddisfatte da quella terra elevata, perché la tua natura è di quel tipo. Il tuo cibo, il tuo sostegno, ogni tua cosa dovrebbe essere fatta di quella sostanza più elevata. Ma ciò che si trova in questo mondo materiale è tutto veleno per te."
Ancora, nonostante ciò che riguarda la coscienza sia la più immediata, vicina realizzazione della nostra natura, se andiamo più a fondo nel mondo cosciente, troviamo qualcosa di più sostanziale. Se oltrepassiamo la visione della luce-coscienza, troviamo la reale necessità della nostra esistenza: la felicità, l’estasi, e l’amore divino.
Dopo esserci stabiliti nel reame della coscienza, dobbiamo stabilirci nel reame dell’amore divino, dell’estasi e della bellezza. Dobbiamo cercare lì la nostra fortuna, e mai in questo mondo materiale.
L’estasi è al di sopra della luce; la dolcezza trascendentale è al di sopra della coscienza. La bellezza e l’incanto sono al di sopra della mera coscienza e comprensione. Il sentire non è completo in se stesso. Il feeling deve essere per qualcosa. Per cui la concezione più completa di una cosa perfetta è quella di qualcosa che sia piena in bellezza o estasi. La semplice esistenza o coscienza da sole non possono essere la perfezione suprema. L’estasi è la cosa più perfetta. L’estasi, il divino amore, e la bellezza presuppongono la coscienza e l’essere.
La realtà spirituale è composta di tre sostanze: sat, esistenza, cit, coscienza, e ananda, estasi. E di queste tre, ananda, o l’estasi, è la concezione ultima della sostanza spirituale. L’estasi può esistere da se stessa. Né l’esistenza né la coscienza sono complete in loro stesse. La coscienza da sola anela l’estasi. E l’esistenza senza coscienza significa esistere senza scopo. Ma quando l’esistenza è dotata di coscienza, può cercare il proprio bene: l’estasi. L’estasi è una sostanza indipendente e concreta. Sia l’esistenza che la coscienza sono subordinate all’estasi.
E colui che realizza l’estasi della coscienza di Krishna diviene libero da questo mondo mortale. Quando una persona realizza questo, non avrà più bisogno di aver paura. Non sentirà più l’apprensione per la paura che può sorgere qui in questo mondo materiale dove c’è la costante minaccia della non-esistenza. Qui nel mondo materiale non solo non abbiamo soddisfazione, ma è in gioco la nostra stessa esistenza. In ogni momento possiamo venire divorati dalla non-esistenza.

Immergiti profondamente nella realtà

Ma per arrivare al piano dell’estasi, dovremo immergerci profondamente nella realtà. Non dobbiamo soddisfarci con il formale, con il superficiale. Se concentriamo la nostra attenzione sulla forma esterna di una cosa, trascurandone la sua sostanza interiore, ci scopriremo a guardare nel posto sbagliato. Quando Mahaprabhu guardava la Divinità di Jagannathadeva, apparentemente sembrava che la Sua mira fosse puntata sulla stessa cosa che vediamo noi quando guardiamo la Divinità. Però, alla nostra visione, la Divinità di Jagannatha è solo una bambola fatta di legno. Ma quando Sri Chaitanya fissava lì i Suoi occhi, versava lacrime di gioia, e le Sue lacrime scorrevano in un flusso ininterrotto. Dove è connessa la Sua visione della realtà? Ciò che noi vediamo come una bambola di legno, Egli la vede in una maniera totalmente differente. E solo guardando, un’incessante fiume di lacrime scaturiva dai Suoi occhi. Dov’è localizzata la Sua connessione con la realtà? Egli vede le cose dal lato opposto, dal mondo soggettivo.
Perciò come dovremmo avvicinare le Divinità? Quando andiamo a vedere le Divinità, quale dovrebbe essere la nostra attitudine? La forma del Signore non è una cosa mondana, per cui dovremmo imparare qual è il modo corretto di guardare le Divinità. E più di questo, dobbiamo cercare di vedere da un altro punto di vista. Mentre cerchiamo di vedere la Divinità, Egli vede noi. Egli è disceso per aiutare le anime cadute in questo mondo materiale, ed è disceso per fare in modo di riportarci nel Suo regno.
Ramanuja ha classificato la manifestazione dell’Entità Suprema in cinque forme: para, vyuha, antaryami e arcana. Para, la concezione centrale dell’entità suprema; vyuha, l’estensione del Suo Sé in differenti finzioni, in differenti figure; vaibhava, la Sua apparizione in questo piano mondano come avatara, come Matsya, Kurma, e Varaha; antaryami, la Sua presenza in ogni cuore e in ogni anima, in ogni entità cosciente; e arcana, la Sua apparizione nel piano delle nostre percezioni fisiche come Divinità. Nella Sua forma di Divinità, posso toccarLo, posso vederLo, e posso servirLo.Egli è apparso in una forma concreta per aiutare la nostra comprensione.
Sri Chaitanya Mahaprabhu guardava alla Divinità e i Suoi occhi si inondavano di lacrime. I suoi occhi non erano fissi sulle caratteristiche superficiali del legno quando guardava la forma di Divinità del Signore Jagannatha, ma era connesso, attraverso la coscienza di Krishna, con un piano ampiamente più elevato. I suoi pensieri erano profondamente radicati nella coscienza di Krishna. Sri Chaitanya Mahaprabhu pensava: "Il Signore Jagannatha è venuto qua e sta organizzando di liberare milioni di anime cadute, specialmente estendendo grandemente il Suo prasadam a tutti. La Sua magnanima presenza Si è manifestata qui per il beneficio di questo mondo."
La coscienza di Krishna è la più grande beneficenza. Il nostro Guru Maharaj era solito dire che c’è una carestia di krsna katha. Attualmente c’è una carestia. Ma il mondo sta soffrendo per una mancanza di cibo? No. Il mondo sta soffrendo a causa della carestia della coscienza di Krishna, di discorsi su Krishna, krsna kirttan. Per cui dobbiamo cercare di aprire luoghi di distribuzione di cibo, così che possiamo distribuire il cibo della coscienza di Krishna a tutte le anime. Mahaprabhu disse: "Chiunque incontri, parlagli di Krishna (yare dekha, tare kaha ‘krsna’-upadesa)." Dai loro il cibo della coscienza di Krishna, krsna katha. Il mondo è pieno di persone affamate a causa di questa carestia. Dobbiamo distribuire cibo, dare la vita della coscienza di Krishna a chiunque incontriamo parlando di Krishna.
Questo era ciò che sentiva Srila Bhaktisiddhanta Saraswati, e Bhaktivedanta Swami Maharaj trasportò questo in occidente. Srila Bhaktisiddhanta era solito dire: "Non ammetto nessun altro tipo di carestia. La sola carestia è quella di krsna katha, krsna smrta, quella della coscienza di Krishna."
Krishna è di vitale importanza per la nostra esistenza. Solo Krishna può darci vitalità. E come Sri Chaitanya Mahaprabhu, Krishna in Persona distribuisce la coscienza di Krishna. Per questo Vasudeva Ghosh dice: "Sri Gauranga è la mia vita e anima, la mia sola vitalità. Se Gauranga non fosse venuto, come avrei potuto vivere? (yadi gaura naha’ta tabe ki haita kemane dharitam de.) Per la Sua grazia ho assaporato un cibo così gustosi, che senza di esso la mia vita sarebbe stata completamente impossibile."
La coscienza di Krishna è la vitalità della vitalità. Srila Bhaktisiddhanta Saraswati Prabhupada fece del suo meglio per dare la coscienza di Krishna alle persone dell’India, e Bhaktivedanta Swami Maharaj distribuì quella vitalità in tutto il mondo. È per la loro grazia e per la grazia di Mahaprabhu stesso che così tante persone sono venute alla coscienza di Krishna. Haridasa Thakura una volta disse a Chaitanya Mahaprabhu: "Grazie al Tuo canto del santo nome di Krishna, sia il mondo animato che quello inanimato si sono saziati con il cibo della coscienza di Krishna. Qualunque posizione essi possano occupare, la loro vita è soddisfatta. Ho sentito raccontare in che modo, quando viaggiavi attraverso la giungla cantando e danzando, anche gli elefanti e le tigri danzavano e cantavano il santo nome di Krishna. Allora che c’è da meravigliarsi quando dico che anche le pietre e gli alberi hanno raggiunto la meta suprema (la coscienza di Krishna) grazie al Tuo canto? Quale intenso grado di coscienza di Krishna è stato prodotto dal Tuo canto!"
Ma per cantare il santo nome di Krishna, è richiesto qualcosa anche da parte nostra. Amanina manadena kirtaniyah sada hari. Dovremmo sempre ricorrere al kirttana, ma la nostra attitudine dovrebbe essere quella raccomandata da Mahaprabhu: trnad api sunicena taror api sahisnuna amanina manadena. Il nostro atteggiamento dovrebbe essere umile, e se pensiamo di stare sbagliando, dobbiamo essere pazienti, e in nessuna circostanza dovremmo lavorare per la nostra posizione e il nostro prestigio; quello non dovrebbe essere il nostro obiettivo.
Quando il più basso si erge contro il più alto, nascono le offese. Quella tendenza dovrebbe essere evitata. Anche l’educazione primaria è educazione, ma quella non dovrebbe competere con l’educazione superiore; dobbiamo essere cauti a riguardo. Allo stesso tempo, la differenziazione tra educazione primaria e superiore deve essere genuina. Tuttavia, l’educazione primaria non deve essere pensata come superiore. Quello sarebbe pericoloso. C’è un detto in Bengali: alpavidiya bhayamkor, "La poca conoscenza è pericolosa." Dobbiamo fare attenzione a questo, altrimenti il nostro atteggiamento sarà suicida. La questione dell’offesa sorge quando l’educazione primaria si erge contro l’educazione superiore. Quel tipo di asserzione è offensiva.
Chi va piano va sano e va lontano. La nostra marcia verso l’infinito è un lungo viaggio, non è un viaggio che termina in poche ore, in pochi giorni, o in pochi anni. E dobbiamo assestarci in accordo. Non dovremo correre velocemente e poi fermarci e dormire. La via è lunga e dovremo percorrerla. Avremo successo solo se svilupperemo umiltà, trnad api sunicena. Non dovremmo creare alcuna circostanza che generi opposizione. Tuttavia, se inaspettatamente sorgono delle opposizioni, dobbiamo cercare di fare del nostro meglio per tollerarle. E dobbiamo sempre essere coscienti che l’occhio del nostro guardiano è sempre sopra di noi, desideroso di aiutarci nella nostra campagna. Non siamo da soli. Possiamo procedere confidando: c’è un persona sopra di noi che corregge gli sbagli che si presentano di fronte a noi, per cui non dovremmo prendere l’iniziativa.
Non dovremmo permettere a nessun altro scopo o tentazione di indurci ad abbandonare la nostra ricerca di Sri Krishna. Lasciamo che la soddisfazione di Guru, Gauranga, Krishna e i Vaisnava sia il nostro unico obiettivo. Non lasciamo nessun altro elemento entrare sulla nostra via. La nostra purezza di intento deve sempre essere mantenuta molto scrupolosamente. Dovremmo pensare: "Andrò avanti da solo con il mio dovere. Non starò sempre a cercare che qualcuno venga ad aiutarmi. Che loro facciano il loro dovere, e io farò il mio."
Con questa attitudine andremo avanti. Con questo genere di assestamento la nostra concentrazione diverrà sempre più intensa, la nostra confidenza in Krishna crescerà, e il nostro dovere sarà puro e chiaro. Dovremmo essere coscienti che quasi sicuramente gli impedimenti e gli ostacoli ci attaccheranno, ma dobbiamo relazionarci con loro con umiltà e tolleranza. Per cui questa vita non è una vita di comodità.

I Santi piedi di Vishnu

Ma per sviluppare questo tipo di umiltà e tolleranza, dobbiamo imparare a vedere la mano del Signore in ogni cosa. Quindi i Veda ci dicono di ricordare che lo sguardo del Signore è sempre sopra di noi. Om tad visno paramam padam sada passanti suraya: ci viene chiesto di vedere i santi piedi di Narayana come vediamo il sole nel cielo. Perché il sole? Il sole è descritto come pradarsaka: colui che vede, il testimone. Apparentemente noi vediamo il sole, ma il realtà è il sole che ci aiuta a vedere. I santi piedi di Vishnu significano la parte inferiore di Vishnu: yoje vidhayam yasya vidyate kvacit. La Sua parte inferiore è per noi l’inizio della realizzazione. L’inizio della realizzazione è pensare che Dio ci osserva sempre. Come il sole ci aiuta a vedere, così fanno i santi piedi di Vishnu. Per cui dovremmo sempre cercare di vedere tutto con i raggi dei santi piedi di Vishnu.
Da un altro punto di vista, i Suoi santi piedi sono come un grande occhio che si propaga in tutto il cielo. Egli vede ogni cosa. Qualunque cosa facciamo, l’occhio vigile del nostro guardiano è sempre sopra la nostra testa come il sole. Prima di compiere qualunque azione dobbiamo ricordare questo mantra Vedico. Il Rg Veda è il primo Veda e questo è il mantra più importante del Rg Veda. Ai brahmana della scuola Vedica viene detto che quando si accingono ad eseguire qualche servizio in ambito religioso o del varnasrama, devono prima ricordare questo Rg Veda mantra: "I piedi di Vishnu sono sopra di te e ti osservano come l’occhio vigile di un guardiano. Ricordando sempre questo, compi il tuo dovere."
Se tu ricordi sempre che Egli vede ogni cosa che tu fai, non potrai fare nulla di sbagliato. Non sarai capace di avventurarti a commettere nulla di offensivo verso il Signore, fintanto che ricordi che attraverso ogni cosa, l’occhio ricercatore, l’onnisciente occhio del Signore ti osserva sempre dall’alto. Questo ricordare purificherà il tuo cuore e la tua comprensione, e tutto il tuo sistema mentale, e ti aiuterà ad avvicinare la Divinità nel modo giusto.
Non è che tu puoi fare qualunque cosa senza che Lui lo sappia; non è che tu sei il maestro che tiri i fili sia della tua vita che del mondo; non è che tu stai andando ad affermare la tua maestria, la tua influenza sull’ambiente con un tentativo egoistico. Ricorda sempre che un grande occhio è diffuso sopra la tua testa, che vede ogni cosa come la luce penetrante di un forte raggio x. Ciò che neppure tu conosci di te stesso, Egli lo conosce. Ciò che è sotterrato nella più profonda regione subconscia del tuo cuore, Egli può vederlo. Se tu ricordi questo mentre agisci e vivi, non potrai che essere purificato. Proprio come un cancro può essere rimosso dal corpo con un raggio laser, così l’intera malattia dell’esistenza materiale svanirà dai nostri cuori grazie a questa purificante influenza dei divini raggi di luce emananti dai santi piedi di Vishnu.

Tratto da "L'amorevole ricerca del servitore perduto".

Sri Chaitanya Saraswat Math
Acarya Fondatore: Srila B. R. Sridhar Maharaj
Presidente Acarya: Srila B. S. Govinda Maharaj