L'indagatore
onesto
4°
Capitolo
"
Sermons of the Guardian of Devotion, vol. 1"
di Sua
Divina Grazia
Srila
B.R.Sridhara Dev Goswami Maharaj
Dovremmo
notare la differenza tra un servitore e un mercante. Molti si avvicinano
con uno spirito di commercio, ma il carattere del vero devoto dovrebbe
essere quello di un sevitore. Sri Praladha Maharaj ha menzionato che
colui che si associa con i sadhu, volendo qualcosa in cambio per il
suo interesse personale, sta facendo "commercio" con i sadhu.
Costui pensa: "Quanto posso ottenere, e quanto dovrò dare?"
Ma un puro devoto non dovrebbe avere interessi separati del genere.
Invece, dovrebbe cercare di fondersi nell'interesse del Signore. In
qualunque posizione egli si trovi, non ha importanza: che egli sia
un brahmachari, un grhastha, un vanaprastha,
o qualunque altra cosa, deve avere la volontà di fondersi (visate
tad anantaram).
Non gli piacerà tenere alcun conto separato. Il suo unico obiettivo
sarà quello di entrare nella famiglia del Signore Supremo.
Questa è la base della pura devozione. Tato mam tattvato
jnatva, visate tad anantaram (Bg. 18.55). Vogliamo arrenderci,
essere uno con l'interesse comune del Signore, e non avvicinarci,
porre delle domande, intascare le risposte, e quindi commerciare con
esse altrove, in qualche modo. Una volta mi stavano facendo un sacco
di domande, alché risposi: "Questo non è un ufficio
informazioni." I curiosi vogliono soddisfare le loro inutili
curiosità; o vogliono diventare proprietari di molte chiavi:
così saranno in grado di dare la soluzione ai problemi di tutti,
ed ottenere uno status (una posizione). Hanno molti motivi ma non
possono capire la reale necessità.
Abbiamo bisogno di articoli specifici per compiere l'adorazione, come
l'incenso, i fiori, la lampada, ecc... Similmente, se desideriamo
realizzare il piano super-soggettivo, sono necessarie tre cose specifiche:
pranipata, pariprasna, e seva. Senza questi tre ingredienti,
la nostra ricerca sarà imitativa, insostanziale e fasulla.
Pranipata significa "cadere piatti vicino ai piedi del
venerabile": "Sono giunto alla fine della mia impresa con
il mio precedente piano di vita; non potei trovare nulla lì
che soddisfacesse gli obiettivi della mia vita. Finalmente, dopo aver
completato il mio 'errare', sono arrivato qui." Questo è
il sintomo pratico di pranipata.
Pariprasna significa 'sincera indagine'. Un'indagine sincera
ed onesta è permessa. Lo spirito di tale indagine è:
"Voglio sapere come posso essere utilizzato, in qualunque modo.
Tutto il fascino per il vivere in qualunque altro luogo è sparito.
La mia sola domanda è : "Come posso essere utilizzato
qui?"
E seva, il servizio, è il fattore più importante.
"Sono venuto a servire e ad essere utilizzato per la causa del
soggetto sul quale ho indagato. Non sono venuto qui per prendere qualcosa.
Sono venuto solo per servire, senza nessun altro motivo."
tad
vijnanartham sa gurum evabhigacchet
samit panih srotriyam brahma-nistham
(Mundaka Upanisad, 1.2.12)
Abhigacchet
significa samyak-gacchet: "non con un biglietto di
ritorno." Abhi- significa samyak 'pienamente'.
Ho perso completamente il fascino per la mia vita precedente; sono
venuto ad arrendermi a srotriyam brahma-nistham, a colui che
può insegnarmi, essendo già in una posizione nella divinità
e in possesso della conoscenza sia teoretica che pratica dell'obiettivo.
Senza questo procedimento, ogni cosa sarà futile.
tasmad
gurum prapadyeta, jijnasuh sreyah uttamam
sabde pare ca nisnatam, brahmany upasamasrayam
Tasmat
significa 'conseguentemente', poiché il candidato ha perso
ogni attrazione per il mondo delle sue esperienze precedenti, si è
conseguentemente avvicinato con il solo scopo di cercare un luogo
onorabile per la sua vita futura. Prapadyeta significa prapannam,
'arresa'; egli si dedicherà esclusivamente alla causa. Jijnasuh
sreyah uttamam: è venuto alla ricerca di una vita più
elevata. "Le vite inferiori sono terminate; posso avere una vita
elevata qui?" Egli quindi si sta arrendendo a colui che è
esperto in entrambi gli aspetti della verità: la realtà
(pare) così come la descrizione letteraria di quella realtà
(sabde, o sruti-sastre), che è la verità
rivelata estesa dal quartiere più elevato, al di là
di questo mondo di esperienza sensuale (Bha: 11.3.21).
Nello Srimad-Bhagavatam, Sri Prahalad Maharaja rifiutò
di accettare qualunque dono offerto a lui dal Signore. Egli disse:
"Colui che accetta doni in cambio del suo servizio a Te non è
un Tuo servitore, ma un mercante" (na sa bhrtyah sa vai vanik,
Bha: 7.10.4). Coloro che approcciano Guru e Krishna con il loro
interesse separato sono venuti solo a fare commercio. Sono venuti
ad acquisire qualcosa solo per soddisfare il loro scopo. Dobbiamo
essere molto cauti ad evitare tali cose dentro di noi. Per cosa sono
venuto? Ci possono essere molti motivi.
Dopo che un famoso Goswamin che era esperto nello Srimad-Bhagavatam
ebbe spiegato il Bhagavatam in un incontro pubblico, Srila Gaura Kisora
Dasa Babaji Maharaj, che era presente durante l'esposizione, ordinò
al suo servitore: "Purifica questo luogo con acqua e sterco di
mucca!"
Il servitore era allibito. "Perché? È già
stato purificato; qui ha avuto luogo la recitazione dello Srimad-Bhagavatam,
Bhagavata-katha".
Srila Gaura Kisora Babaji disse: "Tu hai sentito il Bhagavatam,
ma io ho sentito solo 'soldi, soldi, soldi'." In altre parole,
il Goswamin era stato molto ansioso di avere Srila Gaura Kisora Dasa
Babaji Maharaj presente alla sua esposizione; la pubblicità
data dal fatto che Srila Babaji fosse presente ad ascoltare la sua
spiegazione dello Srimad-Bhagavatam avrebbe dato al relatore campo
libero per fare più soldi nel suo commercio. Egli venne a leggere
lo Srimad-Bhagavatam solo a quello scopo, e non per soddisfare il
Bhagavatam o Krishna. Egli venne per i suoi affari; non per lo scopo
del Bhagavatam. Commerciare con il Bhagavatam è un'offesa,
aparadha, contro il Bhagavatam, estremamente nociva alla pura devozione.
La propria attitudine devozionale è la cosa più importante.
Srila Sridhara Swami, il rinomato commentatore dello Srimad-Bhagavatam,
ha affermato, sa carpitaiva sati yadi kriyeta, na tu krta sati
pascad arpyeta: "I servizi devozionali devono essere prima
offerti al Signore, quindi eseguiti; non eseguiti ed offerti in seguito."
Dovremmo già essere impegnati quando veniamo a servire, non
che raccoglieremo del capitale e più tardi cercheremo di utilizzarlo
al servizio del Signore. L'impegno è a Lui, a Krishna. Sono
venuto a conoscere a riguardo di Lui per Lui, e non per me o per nessun
altro. Allora, perché esiste un dipartimento di predica per
il beneficio degli altri? Quel dipartimento esiste solo a causa di
un'istruzione proveniente dall'alto. Solo se ricevo l'arrulamento
da quell'elevato quartiere: "Vai e predica," lo farò,
e solo allora la mia predica sarà servizio, e mai se sarà
fatto per il nome e la fama che "Sono un buon predicatore che
compie un buon lavoro, ecc..." Devo ricevere l'incarico da quell'ufficio
superiore, e solo per conto loro predicherò; allora sarà
una predica genuina. Altrimenti, sarà commercio. Na sa bhrtyah
sa vai vanik: Praladha Maharaj ci ha messo in guardia da questa
mentalità di commercio perpetrata in nome della verità
spirituale.
La devozione è un piano separato e distinto dove viviamo solo
per il centro; aspiriamo a vivere e a muoverci solo come agenti del
centro, mai disconnessi dal centro: questa è la coscienza di
Krishna. La Realtà è per se stessa, e dobbiamo attenerci
strettamente a questa regola. Egli è per Lui, ogni cosa è
per Lui: e io sono per Lui. E anche qualunque cosa io faccia deve
essere per Lui. Dobbiamo aderire rigidamente a questa concezione,
ed esaminare sempre se quello che stiamo facendo è per Lui
o per una qualunque altra parte, per quanto importante possiamo pensare
che sia.
E qual è la garanzia? La garanzia sono i Vaishnava e gli sastra.
Una persona non dovrebbe essere così audace da pensare che
può concepire il tutto; dovrebbe fare ogni cosa con l'approvazione
di un Vaishnava (vaisnavera anugatya). All'inizio, quando mi
unii alla Gaudiya Math, il mio Confratello, il Professor Sanyal, un
giornò commentò: "Se leggiamo lo Srimad-Bhagavatam
di nostra iniziativa, forse possiamo acquisire qualche conoscenza,
ecc..., ma non bhakti, devozione. Ma se un Vaisnava ci ordina di leggerlo,
la nostra lettura sarà in devozione." Persino leggere
le scritture non è devozione fino a quando non viene fatto
sotto l'ordine del Vaishnava; la lettura indipendente è solo
ricerca di conoscenza. Seguendo il Vaishnava, il nostro legame con
il Signore è garantito. Sadhu-sange krsna-nama: in compagnia
dei devoti, il canto del nome o qualunque altro servizio rendiamo
ha la garanzia di raggiungere Lui. E qual è la garanzia di
ciò? La risposta sarà: "Il Suo agente sta dicendo
così, per cui io mi impegno in questo modo. Non sono il maestro
di me stesso: sono il suo servitore." Tale coscienza deve essere
genuina, per quanto possibile; il successo dipende da questo principio.
La Realtà è per se stessa. Questa verità, per
quanto dura possa sembrare, deve essere accettata. "Muori per
vivere", e "La Realtà è da se stessa e per
se stessa": questi detti di Hegel possono venire utilizzati molto
bene dalla scuola Vaisnava.
aham
hi sarvva-yajnanam, bhokta ca prabhur eva ca
(Bg. 9.24)
Nella
Sri Gita, troviamo che la "Realtà è da se stessa
e per se stessa": "Io sono il Signore e il Beneficiario
di tutti i sacrifici." Così, Sri Sridhara Swami ha evidenziato:
"Prima arrendersi, quindi servire." Altrimenti cercherai
di acquisire qualcosa, intascarla, e volare via. No. Prima firma il
contratto per tutto ciò che ti è stato dato, quindi
fai il necessario servizio senza affidarti a te stesso.
Una vita del genere è desiderabile? Dobbiamo pensarci: c'è
talmente tanto rischio: "Morire per vivere". Dobbiamo prima
morire per vivere nel futuro? Siamo preparati ad assumerci tale rischio?
Siamo sufficientemente disgustati con l'ambiente presente, al punto
che possiamo rischiare così tanto per un luminoso futuro? "Salterò!"
Siamo disgustati a sufficienza per compiere un passo del genere?
Se sono sincero con me stesso, e se intravedo il luminoso futuro,
solo allora posso assumermi un rischio tale. Altrimenti, nessuno sarebbe
così sciocco da prendersi il rischio e saltare, abbandonando
il presente per un futuro incerto. Per avere il coraggio di saltare,
una persona deve aver intravisto qualcosa, anche il più minuscolo
raggio di una tale luminosa esistenza.
Sono richiesti sukrti, meriti devozionali, e sraddha, buona fede.
Se solo un briciolo di nobile fede si è risvegliata nel cuore,
si può fare un passo così audace e saltare; altrimenti
è impossibile. Prima sraddha, quindi sadhu-sanga e bhajana-kriya:
con fede, quando un persona ha l'associazione dei devoti, può
intraprendere le pratiche del servizio devozionale. Con fede, una
persona può abbracciare il processo della realizzazione. Sakala
chadiya bhai, sraddhadevira guna gai: abbandona ogni cosa, e con
tutta la tua energia elogia la nobiltà della fede, il raggio
che conduce a una nuova e nobile vita.
Persino grandi eruditi ed esperti del mondo religioso non possono
comprendere la qualità della vita di arresa a Krishna (na
vai vidur rsayo napi devah. Bha: 6.3.19); che cosa possono quindi
comprendere dei comuni umani? Coloro che rimangono fuori possono provare,
ma ancora non sono arrivati alla terra.
Quando si va alla ricerca di petrolio o minerali, si possono vedere
molti sintomi esterni che indicano la presenza di questi elementi
nella terra sottostante, ma solo dopo aver penetrato in profondità
la scoperta può essere confermata. Malgrado molti sintomi esterni
senza sostanza, solo quando la ricerca ha raggiunto un certo stadio
una persona può sapere: "Sì, abbiamo trovato il
petrolio, o il ferro, o l'oro." Per cui, Sri Chaitanyadeva disse,
eho haya, age kaha ara: "La vita divina che stai cercando
c'è; ora vai più a fondo."
In questo modo, con fede, sraddha, una persona può progredire.
La fede deve essere di questa natura: se forniamo il cibo allo stomaco,
naturalmente l'intero corpo sarà nutrito; non cercheremo di
nutrire una parte particolare con una iniezione locale. Se forniamo
l'acqua alla radice, l'intero albero sarà nutrito. Similmente,
con fede possiamo capire che se facciamo ogni cosa per Lui, il centro
della Bellezza Personificata, ogni cosa sarà fatta meravigliosamente.
Con tutta la tua forza contribuisci con la tua quota, per quanto piccola,
e da quel punto i tuoi sforzi saranno distribuiti meravigliosamente.
E questa è l'armonia più elevata. La vita più
elevata per ogni parte è della natura dell'armonia con il tutto.
Se hai un buon cuoco, perché cercare di cucinare separatamente?
Se tu semplicemento lo assisti seguendo le sue direzioni, i tuoi ingredienti
cucinati dalle sue mani saranno gustosi per tutti. Per cui impegna
te stesso seguendo questo principio. Qualunque forza tu possa avere,
per quanto piccola, mettila a disposizione della suprema bellezza,
dell'amore divino, e sarà distribuita; e anche tu sarai inondato
dalla più alta qualità e dal più alto grado di
gioia e soddisfazione. Un tale vita di devozione è stata raccomandata
come la chiave della nostra vita. Prahlada Maharaj, che è un
suddha-bhakta, un puro devoto, dello stadio primario, santa-rasa,
ci ha messo in guardia dalla contaminazione della "attitudine
al commercio"; questa attitudine è un grande pericolo
nel nostro approccio alla pura devozione (na sa bhrtyah sa vai
vanik). Per cui dobbiamo scrutinare noi stessi ed abbandonare
questo spirito di commercio. Alla sua radice è pratistha, la
sete per l'auto-affermazione, il nome e la fama. La devozione genuina
è priva di tale connotazione.
Sri
Chaitanya Saraswat Math
Acarya
Fondatore: Srila B. R. Sridhar Maharaj
Presidente Acarya: Srila B. S. Govinda Maharaj