Daily darshan
            di
            Sripad Bhakti Sudhir Goswami Maharaja 
            Sri Chaitanya Saraswata Krishnanushilana Sangha
            Kolkata, India 3 febbraio, 2003
            Occhi 
            di loto, lacrime di loto di
            Gadadhar, l’associato estatico di Mahaprabhu" 
          
            ...come Gadadhar canta le canzoni del Bhagavat, lacrime cadono 
            dai Suoi occhi come una pioggia di fiori offerti, lavando le parole 
            sulle pagine… "
            Srila B. R. Sridhar Dev Goswami
            Lo Srimad Bhagavatam è Dio — nella forma di 
            libro, come crema della crema dei Veda, estratto di intelligenza 
            spirituale (sarva vedanta saram yad). L’introduzione 
            include una solenne ma ottimistica dichiarazione: Krishna è 
            tornato nel Suo Regno con Dharma, la conoscenza spirituale. Sotto 
            l’influenza dell’incalzante era moderna, Kali Yuga, tutta 
            la comprensione spirituale sarà persa. Ma adesso il sole brillante 
            di questo Purana è sorto illuminando il sentiero del 
            ritorno a Dio (con diciottomila raggi, versi), preparando la Sua travolgente 
            ghirlanda di raggi di sole Bhagawat (bhagavata arka aaricimala). 
            Bhaktivinoda Thakur conclude con una sorprendente rivelazione: “Ho 
            paura che questa composizione potrà essere vista come una vanità, 
            ma devo rivelare come si manifestò. Una volta ero in profonda 
            meditazione sul Bhagavatam ed ebbi una visione divina. Il 
            secondo Sé di Mahaprabhu, Swarup Damodar Goswami, apparse e 
            mi autorizzò: ‘Compila mille versi sul Bhagavatam, 
            distilla l’essenza, la crema della crema della crema.’ 
            Diede un tema, ed espresse una lucida spiegazione dei primi tre versi 
            in accordo alla teologia Vaisnava (sambandha, abhhideya, e 
            prayojana tattva)."
            Srila Sridhar Maharaja contemplò una spiegazione simile proponendo 
            una maggiore spiegazione condensata, come nettare, in trecento versi. 
            Per capire il Suo intento, e qualificarsi per realizzare lo stesso, 
            un background è necessario. Riguardo a ciò una volta 
            chiesi a Srila Guru Maharaja circa una famosa conversazione tra Srila 
            Prabhupada e Acyutananda. 
            Quando Prabhupada ritornò in India dalla Sua vittoriosa campagna 
            di predica, stabilì il movimento mondiale per la coscienza 
            di Krishna, con sorpresa i Suoi confratelli non erano entusiasti di 
            riceverLo. Egli tuttavia fù accolto molto entusiasticamente 
            con un ricevimento organizzato da Srila Sridhar Maharaja e la sua 
            Sri Chaitanya Saraswat Math e un'altra Math. Con kirtan i 
            membri della Math scortarono Srila Prabhupada e i suoi discepoli alla 
            Sri Chaitanya Saraswat Math dalla stazione di Nabadwip Dham fermandosi 
            prima all’altro tempio lungo la strada. Tennero una grande e 
            pomposa celebrazione. Tutti i sannyasi ed i brahmacari 
            sembravano muoversi all’unisono in modo meraviglioso nel kirtan, 
            uniformemente marciando come una banda di guerrieri color zafferano. 
            Un rispettoso discepolo di Prabhupada, Acyutananda, notò lo 
            stato d'animo di umiltà e intimità, appena arrivò 
            alla Shri Chaitanya Saraswat Math. La formalità fù minima, 
            favorendo i rapporti affettivi. Acyutananda si chiese se la sua percezione 
            era di stile o di sostanza. Egli lo chiese a Prabhupada che chiarì: 
            "L’enfasi della prima Math è sulla quantità, 
            mentre Sridhar Maharaja enfatizza sulla qualità. Vorrei che 
            la mia associazione abbia tutti e due: la superiore qualità 
            di Srila Sridhar Maharaja ma in quantità."
            Oltre alle letture pubbliche, Acyutananda chiese di più anche 
            riguardo ai discorsi privati in bengali di Prabhupada con Srila Sridhar 
            Maharaja. Prabhupada rivelò, "Io gli offrii la presidenza 
            dell’ISKCON. Ma egli declinò; Egli tiene parecchie cose 
            dentro di Lui. Ha realizzazioni molto elevate su Krishna e Mahaprabhu. 
            Sono così profonde che, se ve le dicessi, sverreste!" 
            Ciò che intendeva ha un grosso valore. Srila Sridhar Maharaja 
            offrì la Sua personale spiegazione: "Per 'svenire' egli 
            intendeva, non essere capaci di tenere la coscienza in quel piano." 
            Alternativamente, ci sconnetteremo dal mondo intorno a noi. Il trance 
            estatico di Mahaprabhu era molto profondo, la Sua esisitenza era a 
            mala pena tracciabile sul piano fisico. Alla fine non era completamente 
            distinguibile, completamente scomparso nella più elevata realtà. 
            Invisibile; eccetto per le anime del calibro di Bhaktivinoda Thakur. 
            Srila Sridhar Maharaja diede un esempio lanciando un fiore nella corrente 
            del Gange. Il fiore sparì, portato via dalla corrente. Ma se 
            corriamo lungo gli argini, disse, muovendoci alla velocità 
            della corrente, possiamo mantenere il passo. Tali sono le anime come 
            Bhaktivinoda Thakur, attraverso una profonda penetrazione (corrente 
            interna del cuore), entrare nella corrente del lila acquisendo 
            immediata esperienza: l’equivalente spirituale del tempo e dello 
            spazio continuum (kabe gauravane suradhuni tate 'ha radhe ha krsna' 
            bole).
            In oltre, quando si dice "un devoto sviene" non significa 
            che diventa incosciente nel senso ordinario. Piuttosto l’intensità 
            della consapevolezza del più alto piano causa una perpetua 
            sconnessione da questo piano risultante in uno svenimento. La più 
            alta sostanza discende, in accordo alla sua necessità, offuscando 
            l’esperienza più bassa (adhoksaja). Questo è 
            il metodo preferito di discesa della Verità rivelata. (tasyaisa 
            atma vivrnute tanum svam).
            Mukunda, un associato medico di Mahaprabhu entrò in trance 
            mentre dava istruzioni mediche a un re mussulmano. Mentre sedevano 
            in una veranda, un servitore sventagliava il re con piume di pavone. 
            Incantato dalle piume di pavone, Mukunda si ricordò di Krishna 
            e ciò produsse un profondo stato di estasi. Incrementando la 
            sua inconsapevolezza, che lo stava avvolgendo, svenì. Tornando 
            alla coscienza esterna, egli tentò di nascondere la sua devozione, 
            dicendo che soffriva di epilessia. La risposta di Srila Sridhar Maharaja 
            includeva l’inverso: è alto e profondo, si può 
            penetrare in accordo alle capacità, ma uno sguardo all’infinito 
            è molto intenso, tale per cui non è possibile mantenere 
            la coscienza e essere forzato a tornare in questo piano (yanra 
            yata sakti tata pathare santare).
            Una volta, nel pomeriggio tardi a Nabadwip, alla Sri Chaitanya Saraswat 
            Math, incontrai Srila Sridhar Maharaja con un’inusuale richiesta. 
            In una rilassata atmosfera, mentre ascoltava le novità e le 
            lettere, con Srila Govinda Maharaja al suo fianco, accennai ai suoi 
            discorsi con Srila Swami Maharaja: "Che cosa riguardavano quei 
            discorsi che fanno svenire una persona?" Srila Govinda Maharaja 
            rise. Ascoltando Srila Govinda Maharaja che rideva, Srila Guru Maharaja 
            chiese il perchè. Govinda Maharaja spiegò, "Goswami 
            Maharaja vuole sapere qualcosa che lo farebbe svenire!" Egli 
            allora spiegò in bengali. Srila Guru Maharaja rise. Srila Govinda 
            Maharaja prese in esame alcune delle cose che fanno svenire, suggerendo 
            a Guru Maharaja di recitare il suo sloka su Gadadhar Pandit. 
            Quello che intendeva nell'introduzione, per stabilire l’argomento 
            della sua composizione in versi sul Bhagavatam. Il sentimento 
            cambiò drammaticamente, Srila Sridhar Maharaja intonò:
            nilambhodi tate sada sva viraha ksepanvitam bandhavam
            srimad bhagavati katha madiraya sañjivayan bhati yah
            srimad bhagavatam sada sva nayanasru payanaih pujayan
            goswami prabaro gadadhara vibhur bhuyat mad eka gatih
            “Sulla sabbia dell’oceano blu di Puri, sentendo la profonda 
            separazione da Lui (Krishna), Mahaprabhu è consolato dal suo 
            amico Gadadhar (Radharani).”
            Poi Guru Maharaj disse:“Come una persona vicino alla morte, 
            soffre la perdita dell’amato, Gadadhar cercò di resuscitare 
            Mahaprabhu donandoGli il vino intossicante di Krishna-katha 
            per soffocare l’agonia della separazione che invadeva il suo 
            cuore.
            Come Gadadhar cantava le canzoni del Bhagavat, lacrime cadevano dai 
            Suoi occhi, come una fontana di fiori offerti, cancellando le parole 
            dalle pagine. Il Mio solo scopo è entrare in quella corrente 
            di devozione che sgorga dallle divine parole di questo meraviglioso 
            Goswami, Gadadhar”.
            Facendo del mio meglio per offrire i dandavat, rimasi sbalorditamente 
            assente nella veranda. Scendendo qualche gradino, mi fermai dove non 
            mi si poteva vedere e mi appoggiai al muro di pietra con la testa. 
            Gli occhi erano chiusi, cercai disperatamente di ricordare quello 
            sguardo verso la Suprema Realtà. All’improvviso suoni 
            dell’ambiente si intromisero. Ancora fui sopraffatto dal mondo 
            dell’esperienza sensoriale ("fino a che voci umane ci svegliano, 
            e ci affogano.")
            Per grazia divina di Srila Sridhar Maharaja, una tale sbalorditiva 
            concezione fù proiettata sullo specchio del mio sè cosciente 
            — così bella, luminosa; penetrò lo strato di polvere 
            e ego, coprendo il mio cuore, donandomi un momentaneo sguardo nel 
            suo Regno concettuale. 
            Tornai a trovare Srila Sridhar Maharaja e Srila Govinda Maharaja che 
            sedevano pacificamente, impegnati in discorsi luminosi. Questa non 
            era una memorabile esperienza per entrambi. Apparentemente loro avevano 
            fatto questo insieme per gli ultimi quaranta anni! Srila Govinda Maharaja 
            ricorda, "Qualche volta Srila Guru Maharaja voleva condividere 
            uno sloka meraviglioso nella maniera in cui un ragazzo ti 
            lancia una delle sue biglie preferite." Solo queste gemme sono 
            coscienza incarnata (cintamanis carana bhusanam angananam). 
            Srila Sridhar Maharaja disse: "Le scritture (sloka) 
            sono una oggettiva posizione del soggettivo. In realtà esse 
            vogliono essere predicate. Dovremo offrire noi stessi come corrieri 
            per diventare i loro strumenti (hrdaye pravesa)." Srila 
            Sridhar Maharaja poteva scherzare sul fatto che non poteva finire 
            il lavoro perché era un “amante rassicurante” (ananda 
            lilamaya vigrahaya). Egli più tardi rivelò l’unica 
            persona che Egli sentiva qualificata per completare il suo compito, 
            in termini di cuore spirituale e profondità, Srila Govinda 
            Maharaja.
            Shrila Govinda Maharaj ricorda: “Ciò che Srila Guru Maharaja 
            voleva, io non potevo farlo. In quale maniera potevo farlo? Questa 
            è la domanda. Srila Guru Maharaja voleva rendere lo Srimad 
            Bhagavatam in trecento sloka. E mi diede un po’ 
            di consapevolezza; una traccia su come farlo. Questo è ciò 
            che mi diede. Egli disse alla fine, 'Io non posso farlo, ma tu proverai 
            a farlo.'
            Ma sono diventato un uomo d’affari! [risate] E faccio affari 
            in tutto il mondo! Ma i miei affari sono ottimi affari…distribuendo 
            la coscienza di Krishna. [Il telefono squilla.] Hello…qui è 
            Govinda Maharaja…” La chiamata finisce e Srila Govinda 
            Maharaja si connette alla sua moltitudine di pensieri dicendo: “In 
            realtà nel mondo ci sono tanti problemi. E la mia natura è 
            di tenere i problemi nella mia testa. Ho fatto questa cosa per tutta 
            la vita; dalla gioventù. Volente o nolente, mi coinvolgevano 
            e io mi facevo coinvolgere. Tuttavia, vorrei ottenere un letto pulito…ed 
            è anche il mio desiderio… per questo stò costruendo 
            una piccola casa a Govardhan per me e i miei amici: come Ashram Maharaja, 
            Goswami Maharaja e altri. Staremo lì gustando sloka. 
            Potrei stare lì in una stanza e accanto ci saranno altre quattro 
            stanze per i miei ospiti. Quando verranno, staranno lì. E al 
            piano di sotto cinque stanze per altri devoti. In questo modo stò 
            costruendo una casa a Govardhan allo Sri Dayita Das Seva Kuñja, 
            e in risonanza al sentimento di devozione di Narottam Thakur, ho piantato 
            alberi quali: champaka, bakula, kadamba, e fiori di tamal 
            drappeggiati a madhavi, malati, e gelsomino rampicante, 
            creando un kuñja affascinante. Ma i mio vero bhajan 
            è la predica. Qual è il piano di Krishna? Io non lo 
            so. Mi diede una spinta e mi spedì all’ospedale; un colpo 
            apoplettico. E i dottori dissero che avevo subito due colpi apoplettici. 
            Uno era già avvenuto prima di questo. “E adesso un terzo 
            ti sta aspettando, dissero, per mandarti a Goloka Vrindavan!” 
            [risate] Poi Srila Govinda Maharaja divenne serio. Come Mahaprabhu 
            cantò una inesplicabile canzone davanti al carro di Jagannath, 
            Srila Govinda Maharaja parafrasò un poema di Rabindranath, 
            anticipando il carro di Yamaraja: “Preme esechilo chole 
            gelo… L’Amore venne nella mia vita ma senza far rumore 
            se ne andò…adesso non ho nulla da fare ma aspettare questo 
            ospite (la morte) che verrà un giorno, soffiando sulla mia 
            vita come una lampada, e portandomi via sul suo carro. Non so quando, 
            o se potrei andare giù o ascendere… Tutto è il 
            volere del Signore Krishna; credo che per Suo volere ogni cosa sia 
            possibile”. Avendo consacrato la Sua intera vita nel servizio, 
            nei suoi giorni finali, il più profondo tipo di sentimento 
            divino si levò dal cuore di Madhavendra Puri. Come Srila Govinda 
            Maharaja osserva: dal cuore un’ offerta apparirà. 
            yam yam vapi smaran bhavam tyajante kalevaram... 
          
          Sri 
            Chaitanya Saraswat Math